Il Ministero dell’Economia ha, finalmente, riconosciuto l’illegittimità dell’operato di molti comuni nel calcolare la Tari anche sulle pertinenze della casa (ad esempio, box e cantine).

Il Ministero ha, infatti, precisato che secondo una corretta interpretazione della legge, per calcolare la TARI devono essere prese in considerazione due quote: una fissa che va applicata a tutta la superficie dell’immobile, comprese anche le pertinenze, e una variabile che, tenendo conto del numero dei componenti del nucleo familiare, deve essere computata una sola volta.

Sulla base di questo meccanismo, le Amministrazioni locali avrebbero, quindi, dovuto sommare le superfici di abitazione e delle pertinenze per la quota fissa e aggiungere, poi, una sola volta, la quota variabile.

Ed invece, la quota variabile è stata calcolata, frequentemente, dai Comuni per ben due volte: la prima sull’abitazione vera e propria e la seconda sulle pertinenze sulle quali non era, affatto, dovuta

In questo modo, i contribuenti hanno versato importi, notevolmente, maggiori e, di conseguenza, hanno pieno diritto ad ottenere il rimborso dei pagamenti, illegittimamente, versati sin dall’anno in cui la TARI è stata istituita.

Le annualità per le quali si potrà richiedere il rimborso della Tari, qualora si accerti il pagamento di somme maggiori rispetto a quelle dovute, sono quelle del 2014, 2015, 2016 e 2017.

Prima di richiedere il rimborso Tari è importante controllare il dettaglio della bolletta in ordine a come è stata realmente applicata la quota variabile. Se la quota variabile è stata applicata non una volta, ma due o più volte (a seconda delle pertinenze), allora spetterà il rimborso.

In tal caso, gli interessati dovranno presentare, subito, apposita domanda di rimborso al Comune o al gestore del servizio rifiuti perché non sono previste forme di restituzione automatica. Nelle ipotesi di silenzio o di rifiuto si dovrà depositare ricorso alla Commissione Tributaria provinciale competente per territorio.

ATTENZIONE: se il Comune invia un diniego al rimborso della maggiore Tari versata, il contribuente deve contestarlo entro 60 giorni dalla sua notificazione. Nel caso in cui, invece, il Comune non si pronunci sull’istanza proposta dall’interessato, anche il silenzio può essere impugnato davanti al giudice, ma solo dopo che sia decorso il termine di 90 giorni dalla presentazione della domanda di restituzione. In quest’ultima ipotesi, il diritto di credito può essere fatto valere fino a che non si sia prescritto.

Lo Studio Legale Pitruzzella offre assistenza e consulenza legale a tutti i contribuenti che hanno versato una TARI maggiore rispetto a quella spettante, per qualsiasi tipo di informazione, occorre inviare una email a info.studiolegalepitruzzella@gmail.com o contattare direttamente lo studio al numero di telefono 0916256508.