Sembra paradossale dedicare qualche riga all’argomento: l’acqua o è naturale o è frizzante.

Ma dietro ad una semplice bottiglia d’acqua ci sono decine di leggi e di controlli oltre a decreti ministeriali ed autorizzazioni regionali. Il D. Lgs. n. 176 del 2011 è interamente dedicato all’acqua: dalla sorgente, all’imbottigliamento, all’etichettatura. Qualcuno, a ragion veduta, scrive che stappando una bottiglia d’acqua applichiamo più di dieci leggi: è proprio così.      

Secondo la normativa europea, ed il summenzionato decreto, l’acqua minerale naturale è quell’acqua che è di origine sotterranea e protetta, che sia batteriologicamente pura all’origine, che abbia composizione e caratteristiche costanti, che abbia possibili effetti favorevoli per la salute e che sia imbottigliata all’origine in contenitori sicuri e controllati.

Procediamo per gradi: a mente dell’art. 11 del D. Lgs. 176 del 2011 “ogni recipiente utilizzato per il condizionamento delle acque minerali naturali deve essere munito di un dispositivo di chiusura tale da evitare il pericolo di falsificazione, di contaminazione e di fuoriuscita.” Inoltre è vietato il trasporto dell’acqua in recipienti che non siano quelli destinati al consumatore finale. Dunque, per poter essere venduta, l’acqua deve essere imbottigliata come sgorga alla sorgente, in recipienti chiusi ermeticamente che ne impediscano l’alterazione.

Ma v’è di più: l’acqua minerale naturale deve essere di origine sotterranea e protetta; secondo il decreto in discorso si deve garantire che anche la sorgente debba essere tutelata e garantita di modo da non subire alcuna contaminazione: la sorgente o il punto di emergenza devono essere protetti contro il pericolo di inquinamento.

Prima di poter vendere l’acqua che sgorga da una sorgente di nuova scoperta si deve ottenere il decreto di approvazione da parte del Ministero della Salute, cui è prodromico l’esame delle caratteristiche microbiologiche dell’acqua stessa. Per questo motivo nelle etichette delle bottiglie già in commercio troviamo la certificazione di un’università sulle caratteristiche microbiologiche dell’acqua.

Una volta ottenuta l’autorizzazione del Ministero della Salute, si deve scegliere un nome per la nuova acqua: il nome può contenere il nome della località in cui si trova realmente la sorgente e deve avere in ogni caso una denominazione propria che la distingua da tutte le altre già in commercio.

L’acqua minerale naturale deve essere microbiologicamente pura: le analisi di laboratorio, oltre ad indicare la quantità di sali disciolti, devono verificare la purezza dell’acqua determinando la carica microbica dell’acqua alla sorgente a 20-22°C dopo 72 ore ed a 37°C dopo 24 ore.

L’articolo 12 è una vera e propria enciclopedia: il primo comma, con le sue dieci lettere, contiene le indicazioni obbligatorie da inserire in etichetta, il secondo comma, con altre quattordici lettere, contiene le indicazioni facoltative che possono essere inserite in etichetta a scelta del produttore ed altre otto lettere indicano le condizioni, rispettate le quali, si può inserire in etichetta una dicitura diversa da “acqua minerale naturale”.

Anche l’acqua frizzante non è esente da numerose e diverse indicazioni: può essere “effervescente naturale” se il tenore di anidride carbonica libera è uguale a quello della sorgente dalla quale viene prelevata l’acqua, oppure “con aggiunta di anidride carbonica” se all’acqua minerale naturale è stata aggiunta anidride carbonica non prelevata dalla stessa falda o sorgente. L’acqua frizzante può anche essere “rinforzata col gas della sorgente” quando il tenore di anidride carbonica libera è superiore a quello della sorgente, oppure ancora può essere parzialmente degassata o totalmente degassata: nel primo caso si ha una eliminazione parziale dell’anidride carbonica libera presente alla sorgente, nel secondo caso un’eliminazione totale.

Tra le indicazioni facoltative, la più diffusa è quella che sottolinea gli effetti diuretici : ciò comporta che alla sorgente l’acqua ha uno scarso contenuto di sodio; altre indicazioni possono essere “stimolante per la digestione” o “indicata per l’alimentazione dei lattanti”, entrambe queste indicazioni devono soddisfare determinati standard di sali disciolti.

Le indicazioni obbligatorie devono essere aggiornate ogni cinque anni e dovranno essere inviate agli organi competenti prima di poter essere inserite nelle etichette.

Altre disposizioni riguardano il trasporto, lo smaltimento dei contenitori, l’immissione in commercio.

La scelta dell’acqua da consumare quotidianamente, dunque, si basa sul proprio stile di vita e sulle proprie necessità fisiche: per i lattanti sono più indicate le acque minimamente mineralizzate o oligominerali ritenute più adatte per la preparazione del latte artificiale poiché non ne alterano l’equilibrio e lo rendono più digeribile, per le donne invece è consigliata un’acqua con maggior contenuto di calcio.

Le acque che favoriscono la digestione sono, invece, acque bicarbonate indicate anche per chi ha la sindrome del colon irritabile o l’intestino pigro.

Anche nell’acquisto dell’acqua, dunque, un’attenta lettura dell’etichetta si rivela essenziale.